racconti

LE MIRABOLANTI AVVENTURE DELL’AGENZIA DELLA VENDETTA

una strana consequenzialità di eventi ha portato il topo a partorire una montagna

IL TOPO

il Signor Paoli aveva parcheggiato la vecchia panda verde vicino il portone d’ingresso e poi aveva salito le scale con tutta calma,appoggiandosi allo scorrimano,
ciò nonostante era arrivato al pianerottolo del terzo piano completamente affaticato e senza fiato.
“mi sa che sto facendo una cazzata” sibila fra un respiro affannoso e l’altro,del resto ha una certa età.
è un vecchio comunista old school,ma non ha mai fatto la tessera del pci,anzi,non ha mai avuto simpatia per stalin,o cossutta…e berlinguer,secondo lui,
era solo un povero coglione…
all’epoca si sentiva vicino alla sinistra extraparlamentare,alle B.R.,all’autonomia.
Ha fatto per 35 anni l’operaio all’ansaldo,sempre in prima linea a fare scioperi,picchetti,iniziative politiche di vario tipo e una volta andato in pensione
aveva preso a frequentare assiduamente il csa del suo quartiere,andava al cineforum alle presentazioni
di libri,e anche alle manifestazioni con quei compagni che avranno avuto meno della metà dei suoi anni.
a volte andava anche a qualche concerto,ma la musica non gli piaceva.troppo fracasso.si scolava un paio di bicchieri di vino fumava una sigaretta
vicino all’ingresso e si defilava sempre prima della fine di quel baccano infernale.la musica panc,o come cazzo si dice,non faceva per lui,apparte quella canzone,
quella bella,quella che faceva “digos the night ti fa le foto e non usa il flash”quella gli piaceva.ma era l’unica.
proprio grazie alle frequentazioni in quell’ambiente era venuto a conoscenza di quell’ufficio scalcagnato al terzo piano di quel palazzo fatiscente in periferia.
“vai la…magari ti potranno aiutare” gli avevano suggerto…
erano storie che giravano già da un po,una sorta di leggenda metropolitana,storie a cui a dire il vero non aveva mai creduto veramente,ma visto che la situazione
che doveva risolvere era senza speranza aveva deciso di provare una soluzione che fosse anch’essa senza speranza.d’altronde non aveva nulla da perdere
e nessun altro a cui rivolgersi.

“sono sempre più convinto che questa sia una cazzata” si ripete mentre apre la porta dell’ufficio al terzo piano.entra in sala d’aspetto e si lascia cadere
a peso morto su una sedia con disegnato uno smile sorridente sul poggia schiena,si toglie il berretto e comincia a darsi un’occhiata in giro.
l’impressione che sia tutta una buffonata si fa sempre più insistente fra i suoi pensieri.
sul muro di fronte a lui,sopra una fila di quattro sedie una diversa dall’altra ci sono due poster attaccati alle pareti con lo scotch,in uno c’è che guevara,
non la solita raffigurazione
che conosciamo tutti,quella che lo ha consacrato a moderno gesù cristo della guerriglia terzomondista,no,qui lo vediamo con una bonga in una mano e una bottiglia
di rum
nell’altra e sotto la scritta “hasta la baldoria sempre”.nell altro si vedono invece bakunin e kropoktin vestiti di nero con dei giubbotti pieni di borchie
e una scritta fatta a mo di fumetto che esce dalle bocche di entrambi “vecchia scuola vince sempre”.
“porco dio…” pensa il signor paoli,”ma che cazzo…” .alla sua sinistra,vicino all’appendiabiti,una pila di volantini sopra un tavolinetto in vetro ricoperto
di aloni di bicchieri e qualche chiazza di provenienza sconosciuta attira la sua attenzione.
ne prende uno,cosi tanto per ingannare il tempo,visto che ancora nessuno si è fatto vivo.
“agenzia della vendetta” c’è scritto a caratteri cubitali rossi e neri e sotto più in piccolo
“anarchist party is not an oxymoron but a real party!!! organizzazione feste
serate con dj bookin per concerti and much more…” corredato con due file di cappellini a punta da festa alternati a delle p38 e a dei boccali da birra fatti
con paint.
non ci voleva un esperto in grafica per capire che quei volantini erano davvero brutti.
mentre riappoggia l’orribile flyer sul tavolino capisce che forse è meglio andarsene da quella squallida stanza arredata in maniera cosi grossolana,
ma in quel preciso istante si apre la porta alla sua sinistra.ne esce una signora di circa quarantacinque anni,vestita elegante e piuttosto infastidita.
“che razza di modi,e che inutile perdita di tempo” gracchia mentre gli passa accanto,apre la porta d’ingresso e se ne va cosi,senza chiuderla ne salutare.
il signor Paoli si gratta la testa perplesso e proprio mentre è sul punto di seguirla una voce dall’altra stanza urla;” avanti il prossimo”.
“vabbè ormai…” e invece di imboccare l’uscita si infila nella porta dell’ufficio.bè…ufficio..ufficio è una parola grossa…diciamo che entra nell’altra stanza.
“mettiti pure comodo” dice V1 indicando la sgualcita poltrona aldilà della scrivania.il Sig Paoli si siede e strizza gli occhi come per vedere meglio.
oltre la scrivania c’è un uomo/donna ragazzo/ragazza,difficile da decifrare,quello che è certo che ha una voce squillante,indossa una tuta da lavoro blu
e in faccia ha un paio di occhiali palesemente finti,baffi e barba anch’essi palesemente finti e in testa un cappello da pirata con al centro un jolly roger
e la scritta “ahoy”.
in mano ha una pipa,o almeno quella che il signor Paoli crede sia una pipa.in realtà è un cilum che viene seccato mentre il povero anziano cerca maldestramente
di destreggiarsi fra imbarazzo e disagio.tenta un approcio classico,ma sembra naufragare sul nascere,nel frattempo un penetrante odore di erba pervade la stanza.
“buongiorno a lei,sono Fernando Paoli e…”
“ok ok ok…”lo blocca subito V1 “innanzi tutto è meglio che apra la finestra perchè qua dentro non si repira,poi diamoci direttamente del tu che a fare i
damerini non ci guadagna nessuno…vuoi che ti offro qualcosa,chessò una birra,una canna?”
“ma ho 68 anni e sono le 10 di mattina…”
“allora ti auguro un buongiornissimo e ti offro un kaffee?”
“no grazie sono apposto,io sarei venuto qui per…”
“va bene ti fermo di nuovo.perchè sei venuto qui lo scopriremo da noi dopo,quando e se accetteremo di aiutarti,e dopo che avrai risposto a una semplice
domanda.
V1 chiude la finestra,si siede,appoggia i gomiti sulla scrivania piena di fogli sparpagliati e si stappa una lattina di birra da mezzo;
” sicuro?” il sig paoli non risponde neanche e ormai è estremamente convinto di aver fatto una cazzata.
“bene…” continua V1 ” lascia che mi presenti,sono V1 responsabile dei rapporti col pubblico dell’Agenzia della Vendetta,se ti chiedi perchè mi chiamo V1 sappi che
è un nome in codice.ovviamente.qui ci chiamiamo tutti V dall 1 al 5.il nome è preso da Vpervendetta,ma il fumetto,non il film .il film ci fa davvero cagare.
probabilmente ti chiederai anche perchè
indosso barba baffi e occhiali finti,bè semplice,visto quello di cui ci occupiamo,e non parlo dell’organizzazzione di feste,
diciamo che vogliamo mantenere un certo anonimato,il cappello da pirata
invece lo porto semplicemente perchè mi piace un sacco.per non confonderti ulteriormente ti dico comunque che sono una donna,e anche piuttosto piacente a
detta dei miei numerosi ammiratori.
se sei qui è perchè hai sentito certe voci in certi ambienti e questo va bene…magari sei scettico,o hai dei dubbi
o pensi di star facendo una cazzata,ma non preoccuparti, sappi che è tutto vero.se il tuoi problema rientra nei nostri parametri allora fai conto di non avere
più un problema.ci terrei a dirti che siamo estremamente professionali.e discreti. se non lo fossimo ti direi tranquillamente che la signora di prima
voleva semplicemente che la facessimo pagare al marito perchè si sta scopando un amica della figlia ventenne da circa sei mesi,e invece non te lo dico proprio
perchè siamo dicreti.e molto selettivi aggiungerei,nel senso…il problema della signora con la scopa nel culo di prima non ci interessa,è un problema suo,personale,
certo personalmente sicuramente una tragedia,ma restano cazzi suoi,infatti non ho neanche capito perchè sia venuta da noi.
a noi interessa intervenire dove il problema personale ha radici politiche,quando nasce dalle iniquità del sistema,per ribilanciare un po la lancetta a favore
dei disgraziati,dei poveri diavoli degli emarginati come me e te a danno di quegli arraffoni bastardi che governano le nostre vite.
capisci? ma certo che capisci,sei uno di noi vero vecchio mio?!”
V1 finisce la lattina di birra da mezzo in un sorso e la lancia nel cestino.sbaglia mira e la lattina finisce per terra.e li rimane.
“ma esattamente cos’è che fate?”
” queste sono informazioni riservate,ti basti sapere che quando senti al tg quelle notizie di cronaca politica dove sembra che il karma casualmente
abbia dato una lezione al ricco e potente bastardo di turno…bè in realtà di solito in un modo o nell’altro ci siamo dietro noi…”
“mah…come fate?” chiede il sig Paoli incredulo,francamente gli sembra tutta una buffonata,uno scherzo venuto male,ma ormai vuole vedere dove si va a parare.
“abbiamo i nostri metodi,a volte violenti,sempre occulti e discreti.a questo proposito mi vedo costretta a a chiederti se sei disposto a pagare il prezzo per
i nostri servigi..”
” a direi il vero io non è che abbia tanti soldi…”
“questo lo so,un operaio pensionato dell ansaldo,quanti soldi vuoi che abbia…”
ma come fa a sapere che lavoro facevo si interroga mentalmente il sig Paoli.
“…non preoccuparti dei soldi,il conto monetario lo paga sempre la vittima delle nostre rappresaglie,sai com’è di solito sono multimiliardari,intendevo se la
tua coscienza è pronta a pagarne il prezzo,sai a volte ci scappa il morto,a volte siamo costretti a torturare o fare cose terribili a quegli stronzi che ci
capitano a tiro…”
il sig Paoli annuisce,incredulo che una ragazzina vestita in quel modo possa parlare cosi tranquillamente di torturare e uccidere qualcuno.
comunque a lui non interessa se quel figlio di puttana che ha rovinato la famiglia di suo figlio e decine di altre persone soffre un pò,neanche se muore.anzi pensa,
se lo merita.
“bene sig Paoli” continua V1 “allora dimmi semplicemente chi è il bastardo di cui vuoi che ci occupiamo.basta il nome.al resto,a tutto il resto,penseremo noi”.

sono le 11e40 quando il sig Paoli imbocca il corridoio che porta alle scale del terzo piano,”cazzo ma c’era l’ascensore,non me n’ero accorto”
fa per avvicinarsi al portellone metallico quando improvvisamente si spalanca e dall ascensore escono due personaggi con in mano le borse della spesa,
entrambi con una tuta da lavoro blu addosso e i volti coperti,uno da un semplice passamontagna e l altro da una maschera da cavallo.
“salve sig Paoli” esclamano all unisono.
il vecchio pensionato rimane sbigottito e li saluta facendo ciao con la mano.
da dietro la porta dell ufficio V1 urla “sbrigatevi voi due che abbiamo del lavoro da fare…”

LA MONTAGNA

Rapire Ettore Adinolfi era stato piuttosto facile,a dire il vero rapire quelli come lui è quasi sempre un gioco da ragazzi,dovreste provare….
V2 e V5 lo avevano aspettato fuori casa,una lussuosa villa con piscina nascosa fra le colline,sapevano che come ogni domenica mattina sarebbe uscito presto
per andare a fare jogging,l avevano semplicemente avvicinato e mentre v2 lo distraeva con la sua stupida maschera da teletubbies addosso, V5 da dietro lo narcotizzava
con il classico panno imbevuto di cloroformio. come nei film.
il problema era che questo succedeva alle otto di mattina.ora erano quasi le dieci di sera e quel povero cristo non si era ancora svegliato.
V3 sbraita ” ma quanto cloroformio avete usato voi due? questo non si sveglia più,sembra un ghiro,è da stamattina che ronfa.”
V2 e V5 si scambiano uno sguardo d’intesa,si divertono quando V3 si arrabbia per nulla.
“lascia fare a me” dice V1,si avvicina al bell’addormentato e inizia a tirargli una serie di sberloni a mano aperta dritte sull’orecchio sinistro.
“svegliati brutta testa di cazzo”
alla settima sberla la testa di cazzo sembra riprendere finalmente i sensi,apre lentamente gli occhi e all inizio pensa di stare ancora sognando,
ma come mette a fuoco la realtà attorno a lui capisce subito che si trova nella merda fino al collo.
la stanza sembra piuttosto piccola,anzi no,non è una stanza sembra di più il retro di un furgone,si cazzo è il retro di un furgone.
apparte lui ci sono altre cinque persone.sono tutte vestite uguali,tuta da lavoro blu e bomber nero e hanno tutti delle maschere.delle maschere davvero stupide.
apparte uno che ha un semplice passamontagna gli altri sembrano delle maschere di carnevale.
“cazzo questi mi hanno rapito,vogliono chiedere il riscatto oddio oddio oddio…”
vorrebbe urlare ma non può farlo.ha in bocca una palla da tennis legata con bavaglio.
vorrebbe scappare ma non può farlo.le mani sono legate dietro la schiena con svariati giri di scotch marrone e le gambe sono legate alla sedia sempre grazie
allo scotch marrone.
non può fare assolutamente nulla.solo starsene li e godersi lo spettacolo.
le lacrime iniziano a uscire subito assieme ai mugugni e agli inutili sforzi per liberarsi.
per ristabilire la calma V1 gli rifila l’ottavo sberlone sull’orecchio che ormai ha il colore e l’aspetto di un pomodoro.
“datti una calmata stronzone!” sibila V1 “che ridere quando voi prepotenti vi trovate in posizione di svantaggio,andate subito nel panico più totale,
non sapete gestirvi lo stress..hai paura?”
quello fa si con la testa.che altro dovrebbe fare?
“fai bene…perchè noi per te siamo la fine.siamo la fine del tuo mondo,delle tue certezze dei tuoi privilegi.la tua vita finisce qui,oggi,ora.e ormai
non c’è nulla che tu possa fare,e lasciatelo dire amico mio…te la sei proprio andata a cercare…ma procediamo con ordine,lascia che mi presenti;io
sono V1,il tipo con la maschera da teletubbies è V2,quello con il passamontagna V3,la maschera di cavallo è V4 e quello con la maschera da lottatore messicano
al computer la dietro è V5.di ciao…”
“aaooo” fa Ettore Adinolfi cercando di non strozzarsi con la sua saliva.
“bravo! e ora per farti capire che non stiamo scherzando ti elettrizzeremo un po i coglioni,prego signor V3 proceda pure…”
solo ora E.A. si accorge di essere senza mutande ne pantaloni e di avere due elettrodi attaccati ai testicoli.
“vedi caro amministratore delegato…”gli spiega V3 “…certo non possiamo competere con i vostri metodi,con le vostre cluster bomb,col fosforo
bianco,con le bombe intelligenti,ma che dire..abbiamo imparato da voi e dove non arriva il portafoglio arriva l’ingegno.te la ricordi Abu Ghraib?”
e detto questo gli fa partire una scarica elettrica da 100 volt sulle palle.
E.A. dopo essersi dimenato sulla sedia per un po sviene di nuovo.
“cazzo questo s’è addormentato di nuovo” fa V3.”nema problema” dice divertita V1 mentre carica il nono ceffone su quell’orecchia ormai gonfissima.
V2 e V5 si godono amabilmente la scena con un paio di birre in lattina in mano,mentre V4 non presta attenzione a nulla tranne che al computer.
“bene,sei di nuovo fra noi? si? ok…so che sei spaventato,hai paura di morire e vuoi andare a casa,ma cerca di stare concentrato,ti spiego brevemente la
situazione e se fai come ti diciamo noi andrà tutto bene…” V1 prima di continuare si accende una sigaretta rollata a mano,
gli altri quattro ormai sembrano aver perso ogni interesse e se ne stanno li seduti per terra.
“sappiamo chi sei caro Ettore Adinolfi,che poi come cazzo è che tutti quelli con questo cognome si rivelano essere delle spregevoli merde?
sappiamo tutto di te,sappiamo che sei uno degli uomini meno in vista ma più ricchi di questo paese e sappiamo anche come hai fatto a farti tutti questi soldi.
ottimizzare la produzione,si dice cosi,no? in realtà hai dimezzato il personale,hai cancellato ogni tipo di tutela sindacale e precarizzato i lavoratori
rimasti con contratti davvero ridicoli,gente che lavora dieci undici ore al giorno e prende neanche ottocento euro al mese”
“per l’esattezza settecento ottanta euro” suggerisce distratto V5.
“grazie caro…”gli fa eco V1 mentre getta il mozzicone di cicca in faccia all’amministratore delegato che ormai trema come una foglia un po per il freddo
un po per la paura.
“mentre tu con queste mosse ti portavi a casa un paio di milioni di euro,gli operai delle tue fabbriche facevano una vita da schiavi,tu ce la faresti a vivere
con una famiglia sulle spalle con settecento ottanta euro? non credo…poi se qualcuna rimaneva in cinta,o qualcuno,come ci è stato fatto notare,si ammalava
e non riusciva più a mantenere i ritmi di produzione veniva liquidato senza tanti convenevoli.e senza neanche la liquidazione visto che le avevi abolite
grandissimo stronzo.
ora,vedi il mio amico la dietro,V4? quello sul computer? ecco in questo preciso istante sta svuotando i tuoi conti correnti.si,tutti quanti pure quello svizzero
e quello delle isole cayman…”
il sig Adinolfi strabuzza gli occhi e si dimena,vorrebbe dire qualcosa ma V1 blocca tutto sul nascere.
“….ssss…stai tranquillo non c’è niente che tu possa fare,ormai è andata cosi,circa cinquecento mila euro ce li terremo noi,un altro milioncino lo diamo a
delle nostre conoscenze in medio oriente e il resto lo stiamo redistribuendo
alle famiglie dei tuoi dipendendi,già…tutte duecentotrensei…ormai tu non hai più un soldo ne in banca ne nel portafoglio visto che prima V2 si è intascato
i quattrocento euro che c’erano dentro,ma perchè poi uno va a correre in mezzo ai campi con tutti quei soldi in tasca?
so che ci sei rimasto male,ma davvero non puoi farci niente…vedi questa foto?”
V5 porge a V1 una busta dalla quale estrae una serie di fotografie.
“vedi,questo sei tu che ti stai facendo succhiare l uccello da una bambina di undici anni,e questa sempre la stessa cosa solo da un altra angolazione…
in effetti qui sei venuto molto meglio…
si sono le foto dell incontro di due settimane fa.la poveretta per un pompino ti aveva chiesto cento euro,ma tu che sei un taccagno gliene hai dati solo cinquanta,
ma cristo santo…inutile che ti dica che se non fai quello che ti diciamo queste foto verranno rese pubbliche.
in quest’altra foto invece c’è tua moglie che scopa con un tipo.tale Alfredo Deluca,lo conosci? certo che lo conosci,è il tuo socio in affari,figo no?
la foto è di due giorni fa.avrai quindi capito che tua moglie non è
a fare una settimana alle terme con le amiche e lui non è in viaggio d’affari…comunque questa te la regaliamo,ecco qua”
e gli appoggia la fotografia sulla coscia sinistra,che però trema talmente forte che fa cadere la foto a terra.
“ricapitolando mio caro,ormai sei fottuto,non hai più un soldo,hai scoperto che tua moglie ti tradisce col tuo migliore amico e socio in affari
e c’è pure un gruppo di squilibrati che minaccia di rendere pubblico il fatto che tu sia un pedofilo.
ora ti dico cosa farai;ti dimenticherai in fretta di noi e di questa faccenda.domattina andrai al lavoro e farai riassumere tutti i licenziati,
metterai tutti i lavorati con contratto a tempo indeterminato con ferie e malattie pagate e con una paga minima di duemila euro.ogni tuo guadagno invece verrà
intercettato da noi e a te lasceremo solo settecento ottanta euro al mese.con oggi tu e tua moglie non abiterete più nella vostra bellissima villa in
collina perchè è stata donata a un organizzazzione no profit che si occupa di immigrazione e da qui a un paio di giorni ci andranno a vivere circa quindici iraniani.
lo stesso vale per tutte le altre tre case.
delle due porche e dalla jaguar non ti devi preoccupare perchè le abbiamo bruciate questo pomeriggio in un parcheggio dall altra parte della città,
a dire il vero volevamo che le vedessi bruciare,ma cazzo sei rimasto privo di sensi per più di dieci ore.qualsiasi passo falso,qualsiasi cazzata la pagherai carissima
capito? al minimo accenno renderemo le foto pubbliche e poi si sa che uno beccato ad essere pedofilo difficilmente regge l’urto emotivo,non vorrai mica che ti
suicidiamo,no?”
Adinolfi si sente in trappola.sa che è tutto finito.sa che non può fare più nulla.quando lo slegano non tenta neanche di scappare,si asciuga solo le lacrime e rimane
seduto come narcotizzato.e in effetti lo è.almeno ancora un po.
gli mettono una tuta addosso e lo lasciano davanti al portone della caritas.
il furgone riparte tranquillamente mentre qualcuno accende l’autoradio.
parte la musica ” digos the night ti fa le foto…” bella questa,”alza” urla V1 e si stappa un’altra birra.
Adinolfi suona il campanello,non vuole dare spiegazioni a nessuno,vorrebbe fare solo una doccia e andare a dormire che domani deve essere in ufficio la mattina presto
per la riunione con gli investitori stranieri.sa che domani non sarà facile motivare le sue nuove decisioni ne il suo abbigliamento.
un prete apre il portone saluta accoratamente l’uomo in tuta con la faccia stravolta.
“venga dentro fratello che fa freddo…”
Adinolfi lo guarda,non finge neanche di sorridere.
avrei dovuto farmi prete,pensa fra se e se,sicuramente non avrei avuto tutti questi problemi.

il cellulare del sig Paoli squilla svariate volte prima che riesca a rispondere.
“ciao papà” una voce allegra all altro capo del telefono.
” ciao Federico,coma va? come mai mi chiami a queste ore? è tardi..chè c’è stai di nuovo male?”
“no no,papà volevo dirti che è successa una cosa meravigliosa,il sig Adinolfi mi ha riassunto,anzi ha riassunto tutti e ci ha fatto un contratto da duemila
euro al mese,e la cosa incredibile e che come indennizzo per il tempo che ci ha lasciato a casa ha dato a ciascuno di noi duecento cinquanta mila euro,
hai capito papà? siamo ricchi! te l avevo detto io che in fondo era una brava persona.un uomo dal cuore d’oro.”
“già figliolo…davvero una brava persona…”

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CONFINI

l’importante è non fare troppo rumore,ricordatelo,quindi abbassa il volume,accosta le tende e resta calmo e seduto,calmo e seduto,che nessun rumore è meglio di molto
rumore,che poi,si sa,è sempre per nulla.
già…per nulla..le nostre vite a perdere,rovinate,strappate via a forza da qualsiasi goccia di umanità avevano all’inizio.finchè ti caghi nei pantaloni sei
un bambino buffo e simpatico,se lo fai da adulto un bravo e onesto cittadino,se invece caghi il cazzo ecco che diventi un problema,un pazzo,un esagitato,un violento.
se le cose non ti vanno bene,se ti senti solo,triste,sfruttato,stritolato da ingranaggi cosi pesanti e onnipresenti da risultare invisibili sarebbe meglio e più consigliabile soffrire in silenzio
senza far rumore o se proprio devi farlo,fallo in un ottica rispettosa delle istituzioni e democratica,i tuoi pugni tieniteli in tasca,o al limite alzali al cielo,ma ad una manifestazione
autorizzata,magari dietro a qualche bandierone di partito,e mai,dico mai usarli per brandire un bastone o peggio,tirare un sasso.
questi hanno la fobia delle vetrine distrutte,delle macchine incendiate e che i nostri ragazzi in divisa possano farsi del male,questi hanno paura di tutto
perchè non capiscono un cazzo di niente,confondono gli aguzzini con le vittime,i carnefici con i ribelli e hanno paura della povertà,ma solo materiale,e solo
la loro.però sono refrattari incredibilmente alla realtà,ai morti in mare,all’amianto nei cantieri,ai pestaggi per le strade e nelle carceri,ai muri sulle alpi.
e cristoddio sono dappertutto,come nei film di carpenter,obbedienti e silenziosi,e convinti di avere tanto di quel buonsenso da dovercelo pure insegnare.
se finisci nelle loro mani,amico,sei fottuto,ti processano per direttissima e tanti saluti,giustizia è fatta.tanto la giustizia sono loro con la loro morale
da psicopatici,e anzi meglio se te ne vai al fresco,che magari con te dietro le sbarre i treni arriveranno in orario e magari torneranno anche i marò…
in questa terra di nessuno,straziata e umiliata dalla superficialità,dall’ignoranza e dall’opportunismo ci vogliono insegnare a metterci il collare da soli.
il più a dire il vero è fatto,ad ogni loro suadente bisbiglio qualcun’altro risponde sempre “presente”.
le cose scorrono pesanti fra i nostri sogni e le nostre sconfitte e forse è vero che siamo deboli e troppo pochi,ma su una cosa hai ragione…non ascoltarli.
non ascoltarli mai.
e comincia ad urlare che al Brennero l’eco è forte e rimbomba fin dentro i nostri cuori.

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SCORRETE LACRIME DISSE IL POLIZZIOTTO

sono disteso sul fianco sinistro,non posso dire di star comodo,ma non mi lamento.
un paio di cartoni e il sacco a pelo mi separano dal marciapiede,è il freddo più che altro che mi frega.la coperta che ho addosso e l alcol che
ho in corpo non sembrano essere sufficenti a far fronte alla situazione,d’altronde ci saranno si e no quattro gradi.
prendo un abbondante sorso di gin dalla bottiglia e mi asciugo con la manica del giubbotto labbra baffi e barba.
allungo la mano ad accarezzare Spike sul muso,disteso mollemente al mio fianco,ronfa beato,muove una zampa si mette più comodo e poi mi guarda malinconico.
oggi più che alla mia amicizia sembrava interessato a infruttuosi rituali d’accoppiamento con la mia gamba,vabbè che il rapporto padrone cane c’è sempre andato stretto,
ma cosi si esagera.mettitela via Spike il nostro è solo un rapporto platonico.e basta.
finalmente un passante lancia una monetina nel barattolo vicino al cartello scritto col pennarello nero.”Sono stanco di aspettare per niente” recita la scritta.
saluto e ringrazio gentilmente.prendo un altro sorso di gin e controllo l’incasso della giornata.siamo a 9 euro e 87 centesimi,una miseria ovviamente,
ma almeno riuscirò a mangiare un kebab e a prendere una scatoletta per Spike e un altra bottiglia di gin all eurospin.
credevo che venire sin qui fra i negozi del centro a chiedere l’elemosina a pochi giorni da natale sarebbe stata un ottima idea,invece il bottino era stato piuttosto
magro,in pochi mi avevano degnato di uno sguardo,perlopiù occhiatacce di disgusto o pena fra l’altro,
e ancora meno avevano lasciato qualche monetina.
è come essere invisibili,che poi a dirla tutta non è neanche tanto male visto come vanno le cose.nessuno mi nota nessuno mi fa storie…
ad un tratto però mi sa che il mio superpotere smette improvvisamente di funzionare.una volante della polizia accosta proprio davanti al mio bivacco.
ecco,stanno per arrivare i guai mi dico.
mi metto seduto,anche se a fatica,e bevo un’altro sorso di gin,che poi sarebbe stato l’ultimo.ma questo ancora non lo sapevo…
arrivano entrambi con passo veloce,neanche avessi intenzione,e la forza, di scappare e mi si parano davanti. “che ci fa lei qua?! documenti!”
Spike li guarda e istintivamente comincia a scodinzolare e ad annusare gli stivali del poliziotto più vicino. “e tenga a bada il cane!”
“mi scusi…” replico mentre gli porgo la carta d’identità scaduta da sei mesi fra l’altro.
la guardano,davanti e dietro.poi di nuovo davanti e poi di nuovo dietro.non si accorgono di nulla.
“aspetti un attimo” e se ne tornano in macchina per i controlli di rito.
Spike mi annusa e lecca la faccia e io penso che ho proprio sfiga,nel frattempo comincio a raccogliere le mie cose,a cominciare dal prezioso mucchietto di
spiccioli dentro il barattolo.
dopo un paio di minuti,che francamente mi sono sembrati un’eternità,la simpatica coppia si ripresenta,ma senza il mio documento.
“…E signor F. venga con noi,ci segua…” istintivamente rispondo;”Col cazzo! dove mi volete portare? e dov’è la mia carta d’identità?”
“La portiamo alla caritas,tanto ormai si sta facendo tardi,la le daranno un piatto caldo e un letto per la notte,su non faccia storie e salga in macchina.
il documento glielo restituiremo quando arriveremo la,raccolga le sue cose e tanga a bada il cane!”
Spike non stava facendo assolutamente nulla…
e va bè,portatemi a sta cazzo di caritas tanto li col cazzo che ci resto,la roba che ti danno in mensa fa schifo le suore sono delle vecchie stronze
e ti costringono pure a pregare.appena mi mollate la e ve ne andate mi defilo pure io e me ne torno nel sottopassaggio della stazione e vaffanculo.
salgo in auto senza tante storie,tengo Spike sulle ginocchia perchè gli sbirri non vogliono che gli sporchi i sedili,tanto sono più sporco…
all’improvviso,non quello che guida,quell’altro comincia a fare tutto l’interessato e mi riempie di domande.
“ma come ha fatto a ridursi cosi?” chiede…”è stata una concatenazione di situazioni avverse” gli spiego;”mia moglie,pardon la mia ex moglie, mi ha lasciato
per mettersi col suo insegnante,pardon ex insegnante,ora attuale marito,di pilates.si lo so,sembrà un clichè,ma ste cose succedono davvero eh…la casa era rimasta
a me,lei era andata a vivere col suo nuovo compagno,ma dopo aver perso anche il lavoro non potevo più pagare il mutuo e la banca me l ha portata via.sbam!
nel giro di un anno e mezzo senza moglie senza casa e senza lavoro”
“eh queste donne…e come mai ha perso anche il lavoro?”
sistemo meglio Spike sulle gambe e riprendo a raccontare,lo sbirro mi guarda dritto negli occhi curioso e avido di risposte,l’altro continua a guidare in silenzio.
“hanno semplicemente dislocato la produzione in romania,ci hanno dato un paio di mesi d’anticipo e poi tutti a casa.trovare un altro lavoro era un casino,
sapevo fare solo quello e poi ero troppo vecchio già a trent’anni.
lei è ormai fuori mercato,mi dicevano,ho provato a fare corsi di aggiornamento,cose cosi ma niente,nel frattempo avevo mutuo e bollette da pagare
e non avevo entrate.mi creda le ho provate tutte,in più non avevo nessuno a darmi una mano,mia madre è morta ormai sette anni fa,mio padre quando ero piccolo e mia sorella vive in australia.
si è sposata con uno che alleva canguri,pensi lei…”
lo sbirro che mi guarda fa un sorriso sinistro.” comunque non me ne frega un cazzo!” quasi mi urla un faccia.
stringo Spike a me e guardo fuori dal finestrino.preso a raccontare non mi ero accorto di nulla.non stavamo andano alla caritas,eravamo ormai al limite
della città,poche case,pochi lampioni e nessuno in giro.cosa cazzo stava succendendo?
“Hey ragazzi dove stiamo andando? dai non scherziamo? non dovevate portarmi alla caritas? dai,non facciamo cazzate,ho anche visto i film di scuola di polizia,
so che siete delle brave persone,dai..”
butto li la penosa battuta nella speranza che mi credano solo un povero coglione ma simpatico e mi lascino andare,invece la macchina gira a destra
in una stradina sterrata che porta in aperta campagna,fuori è ormai buio pesto faccio per dire ancora qualcosa ma un pugno improvvisamente mi colpisce sul naso
poi un altro e un altro ancora.
ecco,sono arrivati i guai mi dico.
mentre perdo i sensi sento uno sbirro ridere,l altro urlare e Spike guaire.la cosa non mi piace affatto,ma ormai non posso più
farci niente.sono svenuto.ma forse è meglio cosi.
Riprendo i sensi all’improvviso,svegliato da un colpo di pistola vicinissimo.non sono più sul sedile posteriore dell auto,ma a terra fra ghiaia e
fango congelato e qualche solitario filo d’erba ormai secco per il freddo.fiori no,non ce ne sono.non qui.non adesso.
apro gli occhi a fatica e vedo Spike a mezzo metro da me. ha un buco grosso come una moneta sul muso,fra il naso e gli occhi.l’unica cosa che fa
è sanguinare,non si muove,non respira.niente.
vorrei alzarmi ma appena accenno un movimento una selva di scarponi taglia 48 con punta rinforzata in ferro si abbatte su di me,in faccia,in pancia,su tutto
il corpo.istintivamente mi copro la testa con le braccia ma serve a poco sento letteralmente le ossa rompersi.vorrei urlare ma ogni suono mi si strozza in gola.
sento loro urlare però,selvaggiamente e a squarciagola.non capisco cosa stiano sbraitando,credo di avere sangue che mi esce anche dalle orecchie.
ad un tratto,stufi probabilmente di giocare a calcio,estraggono i manganelli e inizia un nuovo round.sono paralizzato.mi sento un ematoma unico gonfio
dolorante anche semplicemente riuscire a respirare è doloroso.svengo ad ogni manganellata,ma il dolore di quella successiva mi fa riprendere i sensi e cosi
via,sino a quando sfinito chiudo gli occhi e mi lascio andare all’oblio.
Quando li riapro sono sdraiato sul lato sinistro,non posso dire star comodo,non sento più nulla.
i due aguzzini se ne sono andati,non so dove,non so da quando.magari quelle due bestie avranno anche una famiglia,magari una volta tornati a casa saranno dei
mariti premurosi e dei padri affettuosi,ottimi amici o vicini di casa da invitare la sera a cena,magari andranno in chiesa ogni domenica e
a votare ogni volta che bisogna esprimere la nostra democratica opinione.
magari…
vorrei raggiungere Spike per stringerlo in un ultimo abbraccio,ma non sento più il mio corpo.non lo sento letteralmente più.non provo neanche più dolore.
non so se sia per le botte o per il freddo,non lo so.con uno sforzo immenso alzo gli occhi al cielo,è pieno di stelle.una meraviglia.ogni stella un desiderio
che si avvera,un sogno che mi scalda,un giorno felice,una promessa mantenuta.
sento le lacrime scorrere sulla faccia,chissà se anche le lacrime si possono congelare con questo freddo mi chiedo…poi penso che una cosa del genere
nei film di scuola di polizia non sarebbe mai successa.e comunque in verità a me quei film hanno sempre fatto cagare.

Epilogo
M. ordina un caffè mentre apre il giornale sulla prima pagine della cronaca locale.
titolone “ennesimo barbone morto per il freddo”.quando il barista gli porge il caffè M.gli chiede “ma sti barboni perchè la notte
non vanno a dormire alla caritas o nel sottopassaggio della stazione? almeno li fa caldo che cazzo!”

ai film di scuola di polizia,

che in realtà i film
di scuola di polizia mi hanno sempre fatto cagare.

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L’AMORE E’ UNA COSA MERAVIGLIOSA

l’improvvisa assenza di P.non aveva portato niente di buono all’orizzonte.nessun bel ricordo da cui farsi cullare,e men che meno
nessun presagio di momenti felici futuri.ero rimasto solo per quasi un anno,non avevo più nessuno che mi aspettasse a casa e non avevo nulla da aspettare,
così,dalla vita in generale…tranne il treno delle 16:05 per Udine che stranamente era in orario.
o almeno cosi sosteneva la sgraziata voce metallicca dell’altoparlante sul bordo del binario tre.
spendo i miei ultimi cinque euro per fare il biglietto e mi siedo sulla panchina arruginita ad aspettare,appoggio il regalo per P. sulle
ginocchia e tiro fuori il pacchetto di sigarette,mi accorgo solo adesso che ho solo un ultima sigaretta,decido di fumarla dopo,tanto il treno ormai è
visibile ad occhio nudo ,butto via il pacchetto e rigiro la sigaretta tranquillamente fra le mani.

seduto vicino al finestrino guardo il paesaggio,il tragitto lo conosco,l’ho fatto mille volte,niente può stupirmi o risultarmi interessante
aldilà del vetro,rigiro la sigaretta fra le dita e concentro i miei pensieri su P.,non riesco a ricordare quand’è stata l’ultima volta che ci
siamo visti,è passato cosi tanto tempo ormai…
mi sento emozionato e anche ansioso,chissà se le piacerà il regalo,chissà se le piacerò io.
immagino un lungo abbraccio quando i nostri occhi si incroceranno,lacrime di commozione e centinaia di parole dolci per dirci quanto ci siamo
mancati,e poi dita che si intrecciano,labbra che si sfiorano,una lunga passeggiata e sorrisi a non finire.non vedo l’ora.
il controllore mi scuote dalle mie fantasie,gli passo il biglietto e guardo oltre il finestrino.
c’è un campo recintato da una staccionata,e dentro due pony se ne stanno li,immobili.
sembrano guardare il treno,sembrano,a dire il vero,guardare proprio me.
un brivido mi attraversa la schiena e abbasso lo sguardo confuso.rigiro la sigaretta fra le dita e finalmente arriviamo a Udine.

l’appuntamento è alle cinque.sono le cinque meno dieci,sono anche in anticipo,molto bene.
esco dalla stazione e mi siedo ad aspettare sui gradini di marmo di fronte alla banca.
manca poco ormai,sento il cuore battere sempre più forte,i pensieri si fanno veloci,felici,hanno fretta di diventare azioni.
un ragazzo pakistano passa,mi vede e cerca di vendermi una rosa.gli dico che non ho soldi e credo mi mandi a fare in culo in una lingua
a me sconosciuta,o forse solo mi saluta.non lo so,non mi interessa.
appoggio il regalo per terra e cerco il cellulare in tasca per vedere l’ora.sono le cinque e venti.
un pò di ritardo ci sta penso,mentre rigiro un pò nervosamente la sigaretta fra e dita,aspettiamo ancora un pò dai,che vuoi che sia…
alle cinque e quaranta provo a fare la prima telefonata.nessuna risposta.strano a dire il vero,che le sia successo qualcosa?
no dai,non scherziamo,cerchiamo di stare calmi.
faccio altre sette chiamate e P.non risponde mai,inizio ad essere seriamente preoccupato.
ho voglia di fumare.ma è l ultima sigaretta.meglio conservarla per dopo e continuo a rigirarla sempre più nervosamente fra le dita mentre con l altra mano mando
un sms
“hey! dove sei? tutto ok? ho provato a chiamarti ma non rispondevi,sono qui che ti aspetto.dovevamo vederci alle cinque sono le sei e mezza.
fatti viva!”
cammino avanti e indietro cercando fra i passanti il suo volto,la sua inconfondibile camminata.
magari è già arrivata e non mi ha visto,è andata via e mi sta cercando,magari non ha con se il telefonino
e ci sarà rimasta malissimo,aveva una voglia di vedermi…cazzo…o magari è successo qualcosa di brutto,chissà,oddio.
quasi stritolo la sigaretta che tengo in mano.
il cellulare da segni di vita.
un sms.
“cosa vuoi? sono a Trieste con le mie amiche a fare l aperitivo e poi andremo in discoteca.e comunque non mi risulta che noi oggi dovessimo vederci.”
di rimbalzo chiamo una volta,due volte,nessuna risposta.alla terza trovo il telefono staccato.e adesso?
adesso mando un altro messaggio
“avevamo un appuntamento oggi,in stazione a Ud alle 5 ma forse ho fatto confusione coi giorni.non ti preoccupare,ci sentiamo domani allora,va bene?
buon divertimento” corredato di faccina sorridente.
smetto di tenere la sigaretta fra le dita e finalmente me l’accendo.la prima boccata lunga e profonda mi da un attimo di tregua.
poi torno a sentirmi come prima.
meglio tornare a casa,penso fra me e me,dovrei avere ancora mezza bottiglia di wodka alla banana in frigo e qualche birra.
rientro in stazione e incredibilmente il treno è già sul binario,pronto ad aspettarmi.getto la sigaretta e salgo veloce.
appena le porte mi si chiudono dietro mi accordo di aver dimenticato il regalo per P. sugli scalini della banca.
oh,no! speriamo non ci rimanga male.

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UNO NESSUNO CENTOMILA

mi chiamo L. sono un anarchico e ho il potere di moltiplicarmi.questo faccio.
da uno posso duplicarmi,triplicarmi,quadruplicarmi e cosi via…fino a mille,duemila,poco importa il numero.
è cosi sin da quando ero bambino,per me è normale,non ci faccio più caso anche se non sono mai riuscito a darmi una spiegazione.so che può sembrare una pazzia,un’invenzione da filmetto americano.
ma io sono anarchico e mi moltiplico.strano,vero? ma io questo faccio.giuro.
quando mi annoio,mi sento solo sento,sento che la mia insofferenza arriva al culmine della sopportabilità esco di casa,scendo in strada cappuccio calato sugli occhi e mi moltiplico.
divento prima uno sparuto gruppetto poi un orda e infine un corteo di mille me stesso o anche più.
e cosi fra urla,schiamazzi e tumulti inizio a fare quello che mi piace.iniziamo a fare quello che mi piace.iniziamo a fare quello che ci piace.
i più attenti di voi avranno letto le mie cronache sui vari quotidiani o si ricorderanno delle polemiche politiche seguite poi ,degli appelli della polizia per isolare i violenti,fare i nomi…come se dietro ci fosse chessò…un organizzazione o peggio ancora un partito.ma ero solo io. L. e stavo facendo quello che mi piace.
come quella volta che in 500 me stesso abbiamo assaltato la sede di casapound per evitarne l’inaugurazione e ci siamo riusciti,o quando abbiamo bruciato i bancomat delle banche del centro in una mezza dozzina di notte.o tutti i cortei non autorizzati,le macchine degli sbirri danneggiate,i tafferugli nei bar fighetti del centro,le resistenze agli sfratti nelle case popolari della periferia,le occupazioni delle fabbriche in zona industriale accanto agli operai licenziati,i sit in al parco coi migranti…ho avuto molte occasioni per diventare centinaia di me stesso.
mi chiamo L. sono anarchico e posso diventare più di una persona.e mi piace fare quello che faccio.
non è che io sia una specie di super eroe anzi…a dire il vero ora sono a letto in condizione di contenimento stretto con una camicia di forza infilata a mo di pigiama.l’infermiera che è appena uscita mi ha dato due pastiglie di xanax che io,come sempre,ho ingoiato controvoglia,ma so che tanto non mi fanno effetto.come so che questa camicia di forza la posso togliere con facilità e scappare quando voglio.perchè io posso essere migliaia,milioni,miliardi di persone.posso essere anche te.

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VLADIMIR

Majakovskij al poligono di tiro mi ha sussurrato che è essenziale prendere bene la mira.per far esplodere la gioia dei giorni futuri,il mondo e tutto il resto…magra autoconsolazione,mi dice,parlare di rivoluzione,di tamburi e di piombo,adesso che le barricate le facciamo dentro ai centri commerciali,che al posto dei soviet abbiamo sale d’aspetto dalle pareti bianche se non nere,che le officine sono solo prigioni (ma che in fondo lo sono sempre state),che l’anima non disprezza più i soldi ma sono i soldi a disprezzare l’anima.
non aspettarti alcunchè,neanche da questa pistola che se spara a salve o meno lo saprai solo dopo aver premuto il grilletto.
quindi figliolo,ripete, prendi bene la mira e fai esplodere tutto,o almeno provaci…e che le tue idee vengano sparse al vento.